La carica dei 101
Ci sono cose nella vita che difficilmente sono comprensibili e se pure lo fossero – provo a fingermi Gorgia, perdonatemi – sarebbero comunque difficili da spiegare altri altri.
Paradossi esistenziali nel cui senso, significato, disorientarsi e vagare interrogandosi sul perché.
101 persone che votano per te, rappresentano questo paradosso!
Di ritorno dall’assemblea diocesana, nel mio consueto – e non iroso – alzare gli occhi al cielo, riflettevo su quali strane strade il buon Dio sceglie di farci camminare, ben consapevole delle nostre necessità, ma mai stanco nel chiederci molto.
Già. Questo è un periodo in cui vorrei ricevere, piuttosto che dare. Nel senso: do e continuo a dare molto, ma sento che il mio personalissimo vaso di creta, lontano dal rompersi, sta però svuotandosi e necessita di essere riempito. La mancanza (o l’inconsistenza) di relazioni affettive, il poco ritorno in termini di vicinanza rispetto al tempo associativo speso, le difficoltà e l’intensità lavorativa, il senso di costrizione e di dipendenza a casa, la complessa impossibilità dell’autonomia finanziaria, il continuo far visita a dottori, svuota con costante e minacciosa frequenza il vaso della mia vita e mi interroga sulle mancanze, più che sulle risorse che altrimenti potrei amministrare.
Eppure il paradosso continuo in cui Dio chiede di agire, vuole che io continui ad aver cura e a spendere tempo per la famiglia più grande e più impegnativa dell’AC, dai “miei” giovanissimi, all’equipe, alla diocesi. Vuole che abbia cura della mia classe, così come della scuola; della famiglia e della casa condivisa con i miei.
Umanamente sono diviso tra l’esigenza – normale – di ricevere affetto, una carezza, un’interesse, di sapere che c’è chi mi aspetta, e la realtà che mi porta ad essere fuori-di-me, a negare – per certi versi – me stesso a favore degli altri.
101 voti e un grande desiderio nel cuore. Dio mio, che questa bilancia mi sia favorevole!
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